Il Diario di Anne Frank: quando la narrazione ammutolisce

“Malgrado tutto .. io credo ancora all’intima bontà dell’uomo”

Con queste speranzose parole Anne Frank abbraccia Peter nel suo rifugio, (perfettamente ricostruito sul palco del Teatro Verdi su due livelli e quattro ambienti) prima di essere catturata, deportata e uccisa.

Lo spettacolo “Il diario di Anne Frank”, di Frances Goodrich e Albert Hackett, e con la regia di Carlo Emilio Lerici, è andato in scena a Fiorenzuola il 24 e 25 Gennaio: numerosi ragazzi del Polo Mattei (chi alla sera, chi al mattino) hanno assistito ammutoliti, commossi e inteneriti alla rappresentazione.

Da un semplice ingresso di un uomo con la valigia (Otto Frank, il papà di Anne) inizia una narrazione in flashback che vede man mano l’entrata sulla scena di dieci personaggi che raccontano la loro quotidianità, tra paure e spensieratezza, tra tragedie e leggerezza, negli anni 1942-1944.

Ruolo centrale la giovane Anne: la sua energia, la sua voglia di vivere, la sua crescita fisica e psicologica dopo 2 anni di permanenza in quella soffitta, ha toccato tutto il pubblico che le ha riservato un’ovazione soprattutto nel momento dell’avvicinamento a Peter, ma anche un lunghissimo applauso finale.

L’epilogo d’impatto, shockante ma tristemente reale, ha lasciato su tutti i volti occhi lucidi e bocca chiusa: un nodo si è stretto in gola ai ragazzi, ragazze  e docenti e, al rientro a scuola, i commenti, positivi sullo spettacolo e profondi sul dramma della shoah, non sono mancati.