Carpi-Fossoli: Dove il silenzio urla nei cuori

“Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli ebrei, non rimpiangeresti se non di non averne salvati in numero maggiore”. (Odoardo Focherini)

 

Questa frase, incisa nel Museo Monumento al deportato di Fossoli, è stata il punto di partenza del “viaggio nella storia” dei ragazzi delle classi 3AEL e 3AMEC dell’ITT, accompagnati dai docenti Lucia Barbera, Matteo Brusatassi, Paola Campopiano e Gionatha Massini.

Partendo proprio dal luogo che custodisce la reliquia del beato Focherini “giusto tra le nazioni” e originario di Carpi, ossia il Duomo, la scolaresca, grazie alle spiegazioni del signor Anselmo, ha visitato l’interno della Basilica, definita la “San Pietro dei poveri” perché simile alla basilica di Roma nella progettazione, anche se di dimensioni inferiori,  ma povera perché realizzata con finto marmo ossia con la “tecnica a scagliola”.

Seconda tappa una chiesa medievale molto più piccola e antica, che ha affascinato i ragazzi: la Pieve di Santa Maria in Castello, nota anche come La Sagra, eretta nel 752. Il gentilissimo Roberto ha spiegato le origini, le varie vicende e aneddoti e curiosità.

Tuttavia …..se la prima parte della giornata è stata ricca e interessante ma triste e cupa solo per le condizioni atmosferiche (nebbia e umidità), la seconda è stata cupa a 360 gradi: i ragazzi hanno seguito un percorso davvero  toccante e un sentimento di mestizia ha pervaso i loro animi, il grigiore del clima si è riversato sui loro volti.

La visita al Campo di Fossoli prima, al Museo  Monumento al deportato poi, ha ammutolito gli alunni: le parole delle guide Nadia ed Elena suonavano come macigni, le baracche del campo, le scritte sui muri e i reparti nelle teche del Museo hanno suscitato sentimenti profondi, inspiegabili a parole, quasi una “sintonizzazione” sui sentimenti, sulle emozioni, sul dolore dell’altro, degli altri!

Sapere di star calcando la stessa terra calpestata da persone che non conoscevano il loro destino (quasi per tutti atroce), sentire un freddo gelido ma consapevoli della fortuna di avere abiti, sciarpe e giubbotti e non una semplice divisa, leggere frasi ritrovate su foglietti destinati ai propri cari, ha fatto provare paura e rabbia, tristezza e sconforto.

Qualche ragazzo ha definito il percorso “una lezione di Storia emotiva” dove il silenzio urla e nasce una sola considerazione: Mai  Più Simili Atrocità!